Cari Sindaci valdarnesi,
le difficoltà dei Comuni ci sono note: tagli dei trasferimenti, patto di stabilità, diminuzione delle risorse proprie e insieme la responsabilità di rispondere ai bisogni dei nostri cittadini e contribuire al rigore delle politiche pubbliche per salvare l'Italia. In questi anni abbiamo fatto salti mortali per tenere dritto il timone e andare avanti, ma anche questo, oramai, non basta più.
I comuni come li abbiamo conosciuti fino ad oggi non reggono per dimensioni, non hanno più la capacità economica e nemmeno l'adeguata quantità e specializzazione del personale per risolvere i problemi e rilanciare la crescita delle nostre comunità. Che fare?
Al pessimismo dell'analisi sulla situazione generale deve seguire l'ottimismo di una proposta che valorizzi le potenzialità del Valdarno: l'innovazione delle imprese (moda, turismo, tecnologia), la qualità del tessuto delle associazioni, la bellezza del territorio, l'importanza della tradizione civica dei nostri comuni fin dal medioevo e non ci scordiamo che personalità universali come Masaccio, Petrarca, Poggio Bracciolini, Marsilio Ficino e Benedetto Varchi avevano in comune la nostra vallata. Le stesse istituzioni conservano, in buona parte, la fiducia dei cittadini: ma per quanto ancora?
Il tempo delle scelte non è più rimandabile. Figline e Incisa si stanno muovendo verso il Comune unico e il prossimo anno i cittadini si esprimeranno con un referendum; già adesso le due Amministrazioni hanno deliberato l'Unione dei Comuni per iniziare da subito a integrare gli uffici ed erogare al meglio i servizi. Anche Pian di Scò e Castelfranco di Sopra si stanno muovendo verso la fusione e altri Comuni lavorano per associare i servizi. Se i nostri Comuni, da soli, non ce la fanno più, diventa necessario mettere insieme le forze, ma quali? Prima dobbiamo rispondere prima ad un'altra domanda: qual è la mia comunità di riferimento e dove guarda, o meglio, dove vuole andare?
I comuni del Valdarno, fiorentino e aretino, sono una realtà omogenea e integrata da un punto di vista sociale, culturale ed economico, sono già oggi un'unica comunità diffusa all'interno della quale i cittadini abitano, si muovono, studiano, fanno sport, lavorano, comprano e costruiscono le proprie famiglie. Quando saranno completate le infrastrutture la vicinanza tra le persone sarà ancora maggiore e questo migliorerà ulteriormente la qualità delle relazioni. Penso in maniera particolare alla variante in riva destra d’Arno, quella che dal casello di Incisa arriverà a Terranuova:
con questa infrastruttura da Incisa a Montevarchi ci vorranno poco più di 10 minuti e allora avrà ancora senso, se mai ce l'ha avuto, parlare di due “Valdarni”, fiorentino e aretino? E insieme mi domando: dove guarda la comunità diffusa del Valdarno? La sua vocazione è verso Firenze e la costituenda Città metropolitana, oppure verso Arezzo e la nuova provincia allargata con Siena e Grosseto?
La Città metropolitana, oltre ad ereditare le funzioni che verranno lasciate dalla Regione alle rimanenti Provincie, avrà competenze sulla mobilità, sui trasporti, sullo sviluppo economico e sulla gestione dei servizi come acqua e gas. Il decreto sulla “Spending review” prevede la possibilità, prima con deliberazione dei Consigli comunali e poi con un referendum tra i cittadini, di cambiare i confini istituzionali della propria area. Quindi poneva bene la questione il Presidente del Consiglio comunale di Firenze, Eugenio Giani: dove sta il Valdarno?
Penso che il Valdarno, per il legame storico ma anche per lo sviluppo degli ultimi decenni, tenda verso Firenze, o meglio verso una Città metropolitana, non una provincia ma uno spazio metropolitano, un territorio urbanizzato e integrato, strutturalmente connesso sul piano infrastrutturale (autostrada, direttissima ferroviaria) sociale ed economico. Nella Città metropolitana fiorentina il Valdarno, finalmente unito, credo diventerebbe, per innovazione amministrativa, per importanza del tessuto imprenditoriale e sociale e per numero di abitanti, la maggiore area per peso politico.
Cari Sindaci, perché non apriamo insieme ai partiti, le associazioni imprenditoriali, sindacali e di categoria e con tutta la cittadinanza attiva una grande discussione sul futuro del Valdarno?
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23/08/2012 ore 10:58 ....Otello torna a San Giovanni....magari facendo un giro lungo e passando da la Verna così ti purifichi dell'astio che ti e' rimasto dopo tanti anni di attività politica...amen
22/08/2012 ore 19:39 Perdendo un’altra occasione per stare zitto, il Cantilena (ovvero il peggior sindaco mai avuto a Figline), ci propina la sua visione di novello padre costituente, ma per esser costituente occorre ben altro spessore e livello. E’ fin troppo evidente il tentativo di sviare l’attenzione dall’ennesimo fallimento che si profila all’orizzonte. La fusione con Incisa non si farà o se si insisterà nel volerla a tutti i costi, sarà un disastro. E’ fin troppo evidente il tentativo di salire sul carro degli “interessi renziani” sulla città metropolitana con l’acquisizione di “territori” a sud. Sulla omogeneità e unità del valdarno è in ritardo di 25/30 anni. La politica sanitaria-ospedaliera è li a dimostrarlo drammaticamente ora che si avvicina la chiusura del Serristori, pervicacemente e con miopia di governo voluto tenere separato dal valdarno unito ed ottenendo, così, due ospedali, uno decrepito e l’altro marginalizzato. Lungimiranza politica avrebbe dovuto ipotizzare una sede ospedaliera, quella si, unica, orientata al futuro, alla specializzazione, all’innovazione, per esempio alla robotica. Ve la immaginate la chirurgia robotica al Serristori? Di quale politica sanitaria unitaria dovrebbe dotarsi il valdarno unito, il cantilena, si guarda bene di dire. Non ne ha la più pallida idea. Gli basta salire sul carro e tentare di sviare l’attenzione dai tantissimi problemi che non sa risolvere.
Si sostiene, mentendo sapendo di mentire, che la L. 7 agosto 2012, n. 135 “prevede la possibilità, prima con deliberazione dei Consigli comunali e poi con un referendum tra i cittadini, di cambiare i confini istituzionali della propria area”.
Valutate voi se si mente!
Art. 18.
Istituzione delle Citta' metropolitane e soppressione delle province del relativo territorio
Comma 2 - Il territorio della citta' metropolitana COINCIDE con quello della provincia contestualmente soppressa ai sensi del comma 1, fermo restando il potere di iniziativa dei comuni ai sensi dell'articolo 133, primo comma, della Costituzione. Le citta' metropolitane conseguono gli obiettivi del patto di stabilita' interno attribuiti alle province soppresse.
Il cantilena dice con deliberazione dei consigli e referendum tra i cittadini, ma l’art. 133 della costituzione dice:
Il mutamento delle circoscrizioni provinciali e la istituzione di nuove Provincie nell'ambito d'una Regione sono stabiliti con leggi della Repubblica, su iniziative dei Comuni, sentita la stessa Regione. (omissis…)
Cantilena!!! …………il potere di iniziativa dei comuni ai sensi dell'articolo 133, primo comma ……. (è questo qui sopra)!!
Il delirio di onnipotenza di questi politici confusi li fa straparlare, facendogli perdere, così, molte occasioni per tacere. Confidiamo nella saggezza dei Sindaci, quelli veri, del valdarno tutto.
Appuntamento alla "Biblioteca Gilberto Rovai" per la quinta edizione per la rassegna nata per favorire e diffondere la lettura. Appuntamento per sabato 26 e domenica 27 ottobre